Premessa
Vogliamo dedicare uno spazio del nostro blog Cronistiscalzi alle storie delle vittime innocenti delle mafie e dei giornalisti uccisi in Italia e nel mondo.
Ricordare è un gesto umano di forte valore civile. È giusto che le vite di donne, uomini e bambini, uccisi dalla criminalità e dai potenti, non cadono nella dimenticanza, nell’oblio di noi uomini. Sarebbe ingiusto per le vittime e per i familiari. Faremo il possibile, e a volte anche l’impossibile, per raccontare la brutalità della loro morte violenta, e, soprattutto, la bellezza delle loro vite. #noninvano, #cronistiscalzi.
Oggi, 27 marzo 2022 vogliamo ricordare Annalisa Durante
Sabato, 27 marzo del 2004. È sera inoltrata. In via Vicaria Vecchia, nel centro storico di Napoli, nel quartiere Forcella, tra via Duomo e Spaccanapoli, si festeggia la vittoria della squadra del Napoli contro il Cagliari, come da tradizione dei quartieri popolari della città.
Al civico 22, vive la famiglia Durante. Una famiglia perbene, papà Giovanni, che tutti chiamano Giannino, mamma Carmela e due figlie: Emanuela, la primogenita, e Annalisa, l’ultima arrivata, nata il 19 febbraio del 1990. Ma tra questi vicoli, da anni, il clan Giuliano ha dominato il destino dell’intero quartiere, e ha condizionato la vita di tantissimi giovani che sono stati costretti a vivere con la paura, oppure a entrare nel Sistema. Dal contrabbando delle sigarette, gli affari si sono estesi alla droga, alle estorsioni, alla prostituzione, alla ristorazione e all’intrattenimento: tra gli anni ottanta e novanta i fratelli Giuliano sono diventati padroni della città, controllando un clan che è arrivato a fatturare decine di milioni di euro all’anno.
Ma ritorniamo a quella sera del 27 marzo 2004. Annalisa Durante, una bella ragazza del quartiere, di appena 14 anni, scende da casa per trascorrere un po’ di tempo con un’amica e sua cugina. Si raccontano i primi amori e le speranze. Tante speranze, perché vivere a Forcella non è facile.
Lo scrive Annalisa nel suo diario "Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio". "Un giorno diverrò grande. Eppure non riesco a immaginarmi. Forse me ne andrò, forse no. Mi mancherebbero le gite, la pizza che porta papà dopo il lavoro. Adoro la pizza fritta". Le pagine del diario di Annalisa continuano, oggi, a raccontare alcuni momenti della sua vita, le gioie e le sue tristezze per un quartiere difficile, nell’indifferenza di una città, e di uno Stato che non è Stato.