Sulle orme dei veri Eroi Cronisti scalzi Blog Mario Bruno Belsito Salvo Vitale Peppino Impastato Giancarlo Siani Iod edizioni libri

Mario Bruno Belsito, un operaio dell’antimafia di Salvo Vitale

Così ama definirsi Mario Bruno Belsito. E in questa definizione c’è tutto l’impegno, la volontà di realizzazione e la serietà del progetto educativo, la valutazione dei risultati, al di là delle enfasi retoriche, della commozione di un solo giorno, dell’atto di presenza formale o istituzionale, a cui le pratiche antimafia susseguitesi nel tempo ci hanno spesso abituato. Un operaio, ovvero uno abituato a fare e non a parlare. A mettere insieme costruire mattone dopo mattone, con professionalità, cosciente che si tratta di un lavoro non a termine, che lo accompagnerà per tutta la vita. Con la differenza che un operaio lavora per guadagnare, Belsito ce ne mette sempre di tasca e il suo guadagno è dato solo dalla valutazione se il suo lavoro ha lasciato un segnale nello sviluppo della personalità dei propri discenti. Quasi sempre una traccia resta.

 

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La prima volta che l’ho conosciuto, seguito da un esercito di 400 ragazzi che era riuscito a portare da Bergamo a  Cinisi, assieme al  collega Gaspare D’Angelo, mi fece l’impressione di una persona seria, un po’ sulle sue, riservato, ma con un viso in cui si poteva leggere il percorso, la fatica e la soddisfazione di avere realizzato qualcosa fuori dal comune, ovvero far capire agli alunni delle varie scuole del nord partecipanti che la mafia non è un fenomeno siciliano o calabrese, ma un problema e un reticolo che avvolge tutta l’Italia, anzi un fenomeno planetario in continua espansione. In parole povere, uno che sapeva il fatto suo. Ho rafforzato questa impressione ogni volta che mi sono reso conto delle difficoltà, dell’ansia, dello stato d’animo e dell’ostinazione che sta dietro la preparazione di un viaggio d’istruzione di questo tipo: il consenso delle famiglie, quello della scuola, la raccolta dei fondi, i biglietti, l’albergo dove pernottare, il ristorante in cui mangiare, i vari mezzi di spostamento, i contatti e gli incontri con i personaggi che possano lasciare “un segno” nei ragazzi. Tutto da solo, dove l’unica nota positiva è l’entusiasmo, l’interesse, l’affetto dei ragazzi, che comunque vanno opportunamente preparati, onde evitare che un momento d’impegno civile si trasformi in un’opportunità di divertimento personale.

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Nel libro Belsito alterna i momenti personali, a partire dalle origini calabresi, all’infanzia, agli studi universitari,  al trasferimento al Nord. La sua rete di contatti e di conoscenze, pazientemente costruita negli anni, gli consente di avere anche conoscenze della vita e delle scelte dei suoi personaggi, spesso ignorate anche da chi è vicino alle tematiche della lotta contro la criminalità mafiosa.  L’ascolto della testimonianza è una scelta che associa il contatto diretto con  il ricordo, la ricostruzione dell’esperienza diretta, la proiezione soggettiva del profilo del “vero eroe” e ne empatizza il messaggio essenzialmente da un aspetto emotivo lasciando la voglia di ripercorrerne “le orme”.

Tra le cose di cui va orgoglioso e, ben a ragione, è l’istituzione del premio Valerioti-Impastato, realizzato, a Rosarno, nel nome di due giovani vite impegnate politicamente e assassinate dai mafiosi. Il premio, diventato uno dei più importanti del suo campo, ogni anno tributa un riconoscimento a personaggi che hanno lasciato un chiaro segnale nel mondo dell’antimafia.

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Il libro non rappresenta un semplice racconto e un’autobiografia, ma ricostruisce la realizzazione di percorsi educativi, di testimonianze, di difficoltà e soddisfazioni, a dimostrazione che l’impegno, la scelta personale, il lavoro quotidiano per portarla avanti, la capacità di non arrendersi davanti alle inevitabili difficoltà, sono la via maestra per formare coscienze civili, per trasmettere valori e per evitare, ognuno con il proprio contributo, a partire dalla scuola, che i ragazzi di oggi non corrano il rischio di essere fagocitati dall’indifferenza e dall’incapacità di stare assieme per costruire progetti e proposte di realizzazione di una società nuova e migliore di quella che lasciamo.  

CRONISTI SCALZI

Cronisti scalzi è una collana di libri dedicata alla memoria del giovane giornalista napoletano, Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985.  

La collana ha l’ambizione di raccogliere le narrazioni dei giovani cronisti delle periferie e delle città, e di autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta, impegnati a resistere allo strapotere delle mafie.

NELL'INFERNO DELLA CAMORRA DI PONTICELLI

Le pagine del libro di Luciana Esposito sono una narrazione fatta sul campo nell’inferno della camorra di Ponticelli, diventato quartiere simbolo di ogni città, rione, quartiere, piazza in cui vige la camorra. Le storie raccontate, e perfino la mimica di certi camorristi, sono identiche in ogni quartiere, come se si tramandassero attraverso una molecola specifica di Dna.

ROBERTA GATANI, CINQUANTASETTE GIORNI

In questo libro, Roberta Gatani, nipote di Paolo e Salvatore Borsellino, ripercorre ogni giorno trascorso tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992, un tempo fittissimo di lavoro per il Giudice che, sapendo di avere le ore contate, mise in campo tutte le proprie forze per fare luce sulla strage di Capaci.

FRANCESCO DANDOLO, TRACCE

Le pagine di questo volume rappresentano una missione ambiziosa, un passaggio obbligato per evitare che la cronaca comprima – a volte rozzamente, più in generale in modo confuso – la questione “epocale” delle migrazioni del nostro tempo in una vuota ossessione.