Dopo 38 anni, da Napoli, Giancarlo Siani ci ricorda che
«Non riusciremo a battere la camorra se non verrà risolta la questione-lavoro».
Don Luigi Ciotti e Maurizio Landini, proprio qui a Napoli, la città del cronista scalzo, rilanciano l’allarme e la preoccupazione di Giancarlo Siani: “Senza lavoro trionfano i clan. ”
Don Luigi Ciotti "Una società senza questo diritto, che è anche un bisogno fondamentale per la dignità della persona, muore, si spegne, si perde. Il grido per il lavoro deve mordere nelle coscienze."
Maurizio Landini "Senza occupazione si perde la libertà quando c’è povertà educativa, le mafie possono trionfare. Dico lavoro vero, non un lavoro senza diritti, nè precario, è il vero primo argine all’illegalità. È il tema fondamentale, mettere le persone in condizione di non essere ricattabili, di essere libere e di poter utilizzare la propria testa, in particolare a Napoli e nel Mezzogiorno questo tema assume una centralità fondamentale e oggi è il momento di avere dei progetti di investimento che siano in grado di ricostruire occupazione".
Premessa
Riportiamo il testo di Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, pubblicato nel volume della collana Cronisti scalzi, Giancarlo Siani IL LAVORO. Cronache del novecento industriale (1980-1985) a cura di Isaia Sales.
Perché vogliamo che domani, 22 marzo, spenti i riflettori dei media, l’opinione pubblica consapevole abbia la forza e la capacità di mettere al centro di ogni scelta istituzionale Il Lavoro.
Il Lavoro.
Una narrazione collettiva negli articoli di Giancarlo Siani
di Maurizio Landini
Capita di leggere un libro e di avere la straordinaria occasione di recuperare una chiave di lettura del recente passato utile e necessaria per capire meglio il presente.
La raccolta di articoli di Giancarlo Siani ci offre questa opportunità.
Siamo nei primi anni Ottanta del secolo scorso, durante i quali le grandi imprese danno corso a pesanti ristrutturazioni ed il tasso di disoccupazione è elevato. Sono gli anni in cui esplode il deficit e si sancisce la separazione tra Banca d’Italia e Tesoro. Giancarlo Siani segue con attenzione il processo di deindustrializzazione che investe la Campania, e Napoli in particolare, e parte da lì per raccontare un territorio complicato con uno sguardo capace di esaltare il particolare inserendolo nel contesto complesso che lo ha generato. Si parla di Napoli, di Torre Annunziata, della Campania, si parla dell’Italia.
Non è cronaca, non sono solo storie di singole vertenze, che pure parlano di uomini e donne che lottano per difendere il proprio lavoro. Nel libro c’è il racconto della progressiva crisi dei siti produttivi locali; vi è la denuncia dell’assenza nel Mezzogiorno di adeguate politiche industriali e di investimenti in ricerca, formazione, infrastrutture. E questo – ci dice Giancarlo Siani – non fa che aggravare le diverse forme di emarginazione e disoccupazione.
Siani dà voce e dignità ai protagonisti, ai singoli lavoratori, agli studenti, ai sindacalisti, e con le loro parole intreccia una narrazione collettiva che parla di aree in difficoltà, di pervicace volontà di costruire piattaforme rivendicative che non parlino solo di lavoro, di una richiesta costante di coinvolgimento di istituzioni e governo perché l’obbiettivo di quei territori, di quei cittadini, non è affatto l’assistenza.
Così in questa raccolta di articoli leggiamo le parole dei lavoratori e le decisioni dei Consigli di fabbrica, la solitudine di tanti sindaci e gli interventi dei segretari di partito, i punti salienti di piattaforme sindacali rivendicative che non riguardano le singole aziende ma interi territori e chiedono infrastrutture, formazione, bonifiche, servizi sanitari di qualità.
Da questi articoli emerge anche la narrazione di un soggetto collettivo, il sindacato, impegnato a “uscire in avanti”, dalle situazioni di difficoltà a costruire “alleanze con gli emarginati”, a chiedere lavoro di qualità, proprio perché quella qualità qualifica la vita stessa delle lavoratrici e dei lavoratori, un sindacato che chiede con forza di ricomporre lo iato sempre più accentuato tra un Nord, cui si destinano risorse per lo sviluppo tecnologico, ed un Mezzogiorno che non vuole arrendersi a lavori dequalificati e misure assistenziali. Lo sguardo lucido di Siani è assolutamente contemporaneo, rivela anche al lettore odierno l’intreccio necessario tra una politica nobile, spesso però assente, e territorio, tra occupazione e diritto alla casa, tra diritti individuali e diritti collettivi.
Un soggetto coeso e multiforme prende forma dalla penna di Siani, fatto di disoccupati e lavoratori, di studenti e di giovani, ma anche di commercianti ed artigiani, che promuovono scioperi territoriali non come strumento di mera rivendicazione salariale ma come richiesta di una nuova e diversa politica di sviluppo. Perché in questo territorio c’è un altro soggetto, la criminalità organizzata, quella che ha messo le mani sulla ricostruzione del post terremoto, quella che nel bacino degli emarginati trova manovalanza proprio per l’assenza di investimenti e di nuove politiche industriali. È in questi vuoti che la criminalità organizzata trova terreno fertile di diffusione. Una evidenza denunciata con estrema chiarezza da Giancarlo. Nel libro, infatti, c’è una cronaca puntuale delle manifestazioni contro la camorra e, al tempo stesso, delle dinamiche che in quel territorio hanno accompagnato la parallela diffusione della camorra, delle famiglie che controllano attività legali ed illegali.
Il sindacato confederale è mobilitato contro una camorra che “vuole tenere il sindacato alla larga” e Siani è una voce diretta che non lascia margine all’allusione. Perché il giornalismo è elemento portante della democrazia, è dare voce ai territori, alle comunità, ai singoli, e l’informazione consente a cittadini e cittadine l’esercizio cosciente dei propri diritti. Giancarlo lo ha talmente chiaro che, oltre a praticare un giornalismo di cui questi articoli ci danno la cifra, si batte perché si ampli l’ accesso alla professione giornalistica in Italia, si creino scuole di giornalismo regionali, nel “ tentativo di modificare il ruolo e la funzione del giornalista per renderlo soprattutto operatore culturale e sociale”.
Sono passati quarant’anni da molti di quegli scritti ma il nuovo millennio ci pone ancora le medesime sfide, culturali e politiche. Sfide che richiedono a ciascuno la medesima nettezza di Giancarlo nel prendere parte ad una narrazione collettiva capace di denunciare le storture e, al tempo stesso, la ferma volontà di costruire una società inclusiva, che restituisca dignità e centralità al lavoro al sud come al nord del paese, che estenda diritti e ne consenta l’esercizio.
Un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva per ciascuno di noi.
Roma, 2 settembre 2021