Torre Annunziata, dalle parole di Giancarlo Siani, un laboratorio di reading e studio. A cura di Marina Bisogno

Torre Annunziata, dalle parole di Giancarlo Siani, un laboratorio di reading e studio. A cura di Marina Bisogno

Se a Torre Annunziata rileggiamo Giancarlo Siani è grazie al lavoro di ricerca, selezione e ripubblicazione della IOD edizioni e all’impegno della libreria Libertà, che a questi testi riserva uno spazio, non solo espositivo. Sembra un principio lineare, scontato: una casa editrice pubblica le raccolte degli articoli del cronista che ha raccontato Torre, le sue questioni irrisolte, e la libreria cittadina ci investe. Dietro questa sinergia c’è invece l’estrema consapevolezza che non c’è luogo più adatto per creare un ponte tra Giancarlo Siani e la città. Che non c’è luogo più adatto dal quale Siani possa tornare a raccontare. 

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La prima volta che ho sentito parlare di Giancarlo avevo dodici anni e frequentavo le scuole medie. L’insegnante di italiano si presentò in classe con le fotocopie di alcuni articoli del più giovane cronista ucciso dalla camorra e seppur non ricordi più la lezione, le sequenze degli eventi, ho chiara la risposta emotiva: quella storia mi riguardava, quella storia mi avrebbe influenzata in qualche modo. 

Ho incontrato Siani molte altre volte: tra il 2009 e il 2012, l’Associazione Caffè letterario Nuovevoci di Torre Annunziata ha dedicato a Giancarlo Siani cineforum, marce, dibattiti. Eravamo presenti anche alla prima del film Fortapàsc presso il cinema teatro Politeama. Negli stessi anni, ad Ercolano, un gruppo di ragazzi ottiene in gestione un bene confiscato al clan Birra: nasce Radio Siani. Solo nel 2019, dopo un tempo irragionevolmente lungo, Torre Annunziata conferisce a Giancarlo Siani la cittadinanza onoraria. In tanti hanno definito la cerimonia un atto dovuto. Dovuto per riparare alla scelta del Comune di non essersi fatto carico dell’omicidio nell’immediatezza dei fatti. 

Per capire questo silenzio istituzionale bisogna ricordare che quasi dieci anni dopo l’omicidio Siani, Domenico Bertone, sindaco di Torre nel periodo in cui Giancarlo la percorre in lungo e in largo, viene inquisito. 

Secondo il pubblico ministero Armando D’Alterio, Domenico Bertone e Valentino Gionta, boss torrese del clan omonimo, sono i mandanti dell’omicidio. All’epoca degli avvenimenti, Siani è già inviso ai Gionta e si condanna a morte con il famoso articolo in cui ipotizza che l’arresto del boss Valentino sia l’offerta del clan dei Nuvoletta al clan dei Bardellino per siglare un’intesa tra famiglie. Bertone, invece, si assicura voti dai Gionta in cambio di tangenti ed appalti (dalla ricostruzione post terremoto all’edilizia scolastica) e vede in Giancarlo Siani uno scocciatore. 

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Oggi, man mano che la IOD edizioni continua il suo lavoro di divulgazione, presso la libreria Libertà ha preso forma un percorso preciso: restituire a Giancarlo Siani una collocazione, offrirgli metaforicamente un megafono, fare in modo che le lettrici e i lettori di Torre Annunziata, i frequentatori della libreria (specie i ragazzi) possano avvicinarsi alla storia di Giancarlo, che resta complessa, ma piena di passione e di grande intelligenza e di tante parole coraggiose.  

Riavvolgere il nastro a partire dalle parole di Giancarlo significa svestirlo dell’aura di martire e accoglierlo per il talento comunicativo, per la mente brillante, la passione civile, la gioia di vivere, la caparbietà. Iniziare dalle parole significa iniziare da Giancarlo e basta, svestendolo delle narrazioni che altri gli hanno cucito addosso. Per rinforzare questa visione a Ottobre 2021, senza formalità, senza chiusure, si è costituito il Laboratorio permanente Giancarlo Siani, composto da cittadini impegnati sul territorio, giornalisti, insegnanti, e, in testa, dalla libreria che lo ospita e dalla IOD edizioni. 

Durante le riunioni abbiamo letto e commentato diversi pezzi tratti da Giornalista giornalista, che raccoglie gli articoli di Siani pubblicati su Il Mattino dal 1980 al 1985, da Fatti di camorra, da Il lavoro. Cronache del Novecento industriale (1980-1985) eda Le parole di una vita, opera omnia. Non è stato facile abbandonare la sensazione di perdere tempo, che vedersi per commentare Siani avesse del paradossale, che dovevamo darci degli obiettivi operativi. Tuttavia, abbiamo capito presto che dovevamo anzitutto entrare nei testi e sentire quel che ancora possono rivelarci. 

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Rileggere Siani significa soprattutto interrogarne i silenzi. Significa guardare nei solchi, nelle pause, nei vuoti tra un’affermazione e un’altra, tra una frase e l’altra. Ci siamo accorti che in questi vuoti ci sono dei pieni e che è questo il talento di Giancarlo, una scintilla che lo avrebbe contraddistinto anche se avesse scelto altri percorsi. 

Il metodo Siani è dunque un modo di stare al mondo, di vivere le comunità, di essere cittadini. 

Durante gli incontri del Laboratorio si sono sviluppate riflessioni sia sullo stile espressivo di Siani che sulla reale consapevolezza (sua e di chi in redazione supervisionava i testi) della portata dell’articolo che ne avrebbe decretato la condanna a morte. Abbiamo anche riflettuto sulla mobilità dell’osservatorio di Giancarlo, che ha saputo far dialogare tra loro l’esperienza di ufficio stampa per la Cisl con il ventaglio di argomenti che gli stavano a cuore: lavoro, scuola, edilizia, welfare e criminalità. 

La narrazione di Torre Annunziata è multiforme, dinamica, prospettica. Giancarlo intende Oplonti come parte di un’area geografica precisa; per lui è impossibile slegarla dalle vicende dei comuni limitrofi e comprende presto che la droga, la dispersione scolastica, gli affari della camorra sono la risposta all’assenza di servizi, di occupazione, di opportunità. 

Giancarlo denuncia un’inezia istituzionale e civile, ma al contempo, nel pieno degli anni Ottanta, immerso per lavoro nel contesto sindacale, insegue una promessa di riscatto, in cui crede con fermezza. Corre dietro agli scioperi, alle manifestazioni: le parti sociali sono protagoniste dei racconti di Siani. 

Giancarlo ha cristallizzato le ferite, le sconfitte, le contraddizioni di Torre Annunziata e ci è riuscito perché sapeva occupare spazi d’osservazione periferici, laterali. Il pezzo In via Castello sfidando la paura, pubblicato su Il Mattino del 03 settembre 1984 prende le mosse dalla strage di Sant’Alessandro del 26 agosto del 1984: è un corollario, eppure contiene un’intuizione, quella di dare voce ai ragazzi che, qualche giorno dopo l’eccidio nei pressi del circolo dei pescatori, affidano al cronista desideri, paure, speranze. Giancarlo plana sulla ferocia della camorra e si concentra sull’umanità, su quello che una città anormale, problematica, in perenne emergenza, sollecita nei giovani. Questo è il Siani che ci ha rapiti durante gli incontri del laboratorio: essenziale, delicato, profondo, libero dalla retorica. La stessa operazione narrativa e insieme giornalistica si concretizza nel pezzo Nonna manda il nipote a vendere l’eroina, pubblicato su Il Mattino del 22 settembre 1985: anche in questo caso chi legge si immerge non in un fatto di cronaca, ma in una prassi familiare che dice tanto del contesto sociale, che lascia interrogativi e un senso di compassione profonda verso questo nipote, forse già compromesso. 

Rileggere Siani è una questione identitaria. È specchiarsi nella storia di una comunità, che ciclicamente si accartoccia sulle proprie fragilità, sulle proprie fratture e non si sforza di porvi rimedio. Sono davvero altri tempi? Ce lo siamo chiesti spesso. 

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Rileggere Siani è una strada che come gruppo abbiamo percorso per migliorare come cittadini, per conoscere il passato che in certe circostanze ci è parso attualità. 

Il Laboratorio è attivo, speriamo di farlo crescere, di realizzare delle iniziative, di riuscire ad alimentarlo. Nessun santino per Giancarlo, ripeto. Solo la certezza che è d’ispirazione e di insegnamento per tanti che hanno voglia di imparare a leggere la città. 

A cura di Marina Bisogno.

CRONISTI SCALZI

Cronisti scalzi è una collana di libri dedicata alla memoria del giovane giornalista napoletano, Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985.  

La collana ha l’ambizione di raccogliere le narrazioni dei giovani cronisti delle periferie e delle città, e di autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta, impegnati a resistere allo strapotere delle mafie.

NELL'INFERNO DELLA CAMORRA DI PONTICELLI

Le pagine del libro di Luciana Esposito sono una narrazione fatta sul campo nell’inferno della camorra di Ponticelli, diventato quartiere simbolo di ogni città, rione, quartiere, piazza in cui vige la camorra. Le storie raccontate, e perfino la mimica di certi camorristi, sono identiche in ogni quartiere, come se si tramandassero attraverso una molecola specifica di Dna.

ROBERTA GATANI, CINQUANTASETTE GIORNI

In questo libro, Roberta Gatani, nipote di Paolo e Salvatore Borsellino, ripercorre ogni giorno trascorso tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992, un tempo fittissimo di lavoro per il Giudice che, sapendo di avere le ore contate, mise in campo tutte le proprie forze per fare luce sulla strage di Capaci.

FRANCESCO DANDOLO, TRACCE

Le pagine di questo volume rappresentano una missione ambiziosa, un passaggio obbligato per evitare che la cronaca comprima – a volte rozzamente, più in generale in modo confuso – la questione “epocale” delle migrazioni del nostro tempo in una vuota ossessione.