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Giancarlo Siani. Oltre i Murali e le citazioni errate

Bisogna leggere i suoi articoli per tenere in vita il suo esempio, non solo il suo ricordo.

Nella recente inaugurazione del murale dedicato a Giancarlo Siani a Casoria, realizzato dall'artista Jorit, abbiamo assistito a un altro episodio di celebrazione visiva del giornalista assassinato dalla camorra il 23 settembre 1985. Sebbene queste opere artistiche siano significative, è fondamentale ricordare che Siani non è solo un volto da ammirare: ma è soprattutto la voce di un combattente che ha sfidato le ombre più oscure della nostra società con il suo giornalismo coraggioso e investigativo.

 

 

Amato Lamberti, suo mentore e direttore della rivista "Osservatorio sulla camorra", ha scritto nell'ottobre 1985, poco dopo l'assassinio di Siani: "Aggressiva, martellante e coraggiosa: questa è l’informazione che fa paura alla camorra." Lamberti evidenziava come il lavoro di Siani non fosse semplice cronaca, ma un'analisi profonda e pericolosa delle reti criminali e delle loro connivenze politiche, in particolare a Torre Annunziata, dove la realtà quotidiana era intrisa di camorra e corruzione.

L'articolo di Lamberti continua a ricordarci che Siani era diventato un bersaglio perché "sbatteva in faccia a tutti i torresi una realtà cittadina fatta di degrado, di violenza, di miseria, di droga, di camorra, di soprusi, di favoritismi, di collusioni." Queste parole potenti riecheggiano il bisogno impellente di leggere e studiare gli articoli di Siani per comprendere davvero la sua eredità e le sfide che ancora oggi affrontiamo.

Pubblicata una frase non di Giancarlo Siani

È pertanto significativo e allarmante che accanto al murale di Giancarlo sulle pareti del PalaCasoria sia stata inserita una frase che non è stata scritta da lui.

Questa scelta non solo devia dalla verità storica ma oscura ulteriormente i suoi contributi giornalistici cruciali, come l'articolo di giugno 1980 pubblicato sulla rivista "Il Lavoro nel Sud", dedicato a Felice Boemio di Casoria che si suicidò in fabbrica come atto di protesta contro i lunghi anni in cassa integrazione e un futuro incerto. Questo pezzo in particolare illumina la disperazione e le difficoltà degli operai, temi che Siani ha affrontato con grande umanità e coraggio.

 

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Nonostante il valore educativo e storico dei suoi scritti, gli articoli di Siani non sono sufficientemente sostenuti dalle istituzioni pubbliche né nelle scuole né nella formazione dei giovani aspiranti giornalisti. Questa mancanza è un'occasione perduta per insegnare alle nuove generazioni la realtà del crimine organizzato e l'importanza del giornalismo investigativo. Il suo lavoro non solo è fondamentale per la memoria storica, ma fornisce anche le basi per una discussione critica su come la camorra e simili organizzazioni criminali continuano a influenzare la società.

In un'epoca in cui l'immagine sembra prevalere sulla sostanza, dobbiamo chiederci se stiamo davvero onorando la memoria di Siani nel modo più appropriato. Al di là dei murali e delle celebrazioni, è attraverso la lettura e l'analisi dei suoi scritti che possiamo continuare la sua lotta per la verità e la giustizia. Come sottolineato da Lamberti, è essenziale che i giornalisti di oggi prendano ispirazione da Siani non solo per commemorarlo, ma per "recuperare, sul versante della professione, dignità, prestigio e credito."

 

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Invitiamo quindi educatori, studenti, giornalisti e cittadini a riscoprire gli scritti di Giancarlo Siani, per riflettere sul loro significato attuale e per trasformare questa consapevolezza in azione concreta contro la criminalità e la corruzione. Solo così possiamo sperare di cambiare la società in modo significativo, seguendo l'esempio di coraggio e integrità che Giancarlo Siani ci ha lasciato.

CRONISTI SCALZI

Cronisti scalzi è una collana di libri dedicata alla memoria del giovane giornalista napoletano, Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985.  

La collana ha l’ambizione di raccogliere le narrazioni dei giovani cronisti delle periferie e delle città, e di autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta, impegnati a resistere allo strapotere delle mafie.

NELL'INFERNO DELLA CAMORRA DI PONTICELLI

Le pagine del libro di Luciana Esposito sono una narrazione fatta sul campo nell’inferno della camorra di Ponticelli, diventato quartiere simbolo di ogni città, rione, quartiere, piazza in cui vige la camorra. Le storie raccontate, e perfino la mimica di certi camorristi, sono identiche in ogni quartiere, come se si tramandassero attraverso una molecola specifica di Dna.

ROBERTA GATANI, CINQUANTASETTE GIORNI

In questo libro, Roberta Gatani, nipote di Paolo e Salvatore Borsellino, ripercorre ogni giorno trascorso tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992, un tempo fittissimo di lavoro per il Giudice che, sapendo di avere le ore contate, mise in campo tutte le proprie forze per fare luce sulla strage di Capaci.

FRANCESCO DANDOLO, TRACCE

Le pagine di questo volume rappresentano una missione ambiziosa, un passaggio obbligato per evitare che la cronaca comprima – a volte rozzamente, più in generale in modo confuso – la questione “epocale” delle migrazioni del nostro tempo in una vuota ossessione.